venerdì 25 marzo 2011

Alla faccia dei diritti dell’uomo…

Giovanna d’Arco fu giustamente bruciata sul rogo in quanto eretica. E Gesù Cristo fu crocefisso dopo un regolare processo. Certo, sussistono alcuni dubbi sulle garanzie di cui i due imputati hanno goduto nel corso dei rispettivi procedimenti, ma non sulla regolarità degli esiti. In compenso, i congiunti dei due famosi condannati non hanno dovuto perdere tempo nell’attesa di una decisione della Grande Chambre della corte europea dei diritti dell’uomo. Nome assai pomposo, che oggi suona beffardo.
Sinceramente tremo al pensiero che i diritti fondamentali dell’individuo siano verificati da giudici che hanno saputo dichiarare, per il caso Carlo Giuliani e riguardo l’organizzazione dell’ordine pubblico di quei giorni, che pur “in assenza di un’inchiesta interna approfondita … le autorità italiane hanno fatto tutto quello che ci si poteva ragionevolmente aspettare da loro per fornire il livello di protezione richiesto in caso di operazioni che comportano un rischio potenziale di ricorso alla forza letale”. O ancora, a proposito dell’utilizzo da parte di diversi carabinieri di manganelli vietati (tondini in ferro e simili) che non si vede “in cosa questa circostanza possa essere messa in relazione con la morte di Carlo Giuliani”. Davvero colpito da tante sensibilità!
Vorrei ricordare alla corte di Strasburgo che nel processo a 25 manifestanti la sentenza (pure criticabile, in considerazione delle durissime pene comminate per atti che, nella peggiore delle ipotesi, possono essere classificati come gravi danneggiamenti a cose, e non a persone…) ha almeno ammesso che l’attacco al corteo dei disobbedienti, che portò alla tragedia di Piazza Alimonda, fu “non solo illegittimo, ma ingiustificato e sproporzionato alla situazione”. Il tribunale genovese è giunto a definire la prima reazione dei manifestanti “una reazione legittima nei confronti di atti arbitrari dei pubblici ufficiali”. Ma a Strasburgo hanno almeno letto gli atti?
Ad Haidi, Giuliano ed Elena non posso dire nulla. Solo un abbraccio. Nulla di meno importante, nulla di più importante...
Francesco “baro” Barilli

domenica 20 marzo 2011

Varia umanità, cosa bolle in pentola (n. 2) e il nucleare…

Da un mese, per i soliti casini di tempo, non aggiorno il blog. Così non sono riuscito a segnalare le iniziative programmate a Bologna nell’anniversario dell’uccisione di Francesco Lorusso. Rimedio comunicando che qui potete trovare alcuni articoli sull’argomento, e approfitto dell’occasione per ringraziare l’amico Mauro Collina, vera e propria anima organizzativa (e non solo!) delle giornate bolognesi su Lorusso.
Stesso discorso per l’anniversario milanese di Fausto e Iaio: mi cospargo il capo di cenere…

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C’è un’altra importante iniziativa che non sono riuscito a comunicare in tempo, ma stavolta posso rimediare: almeno virtualmente potete visitare la mostra organizzata dal laboratorio Lapsus “La strategia della tensione e le stragi impunite (1969-1984)”.

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Passando alle “cose che bollono in pentola” continuo a scoperchiare con attenzione il pentolone dei segreti con una nuova tavola di Manuel De Carli (qui in fondo).



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Segnalo, questa volta esagerando con l’anticipo, che il 10 aprile sarò ancora a Bologna, stavolta per una presentazione di “Piazza Fontana”. Il sito di chi organizza l’iniziativa è questo.

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In tutto questo calderone infilo anche la mia modesta riflessione sul disastro che ha colpito il Giappone e sul nucleare.
Su terremoto e tsunami c’è poco da dire: solo lo sgomento.
Sul nucleare: sono sempre stato contrario, ma la tragedia giapponese dovrebbe insegnare qualcosa. Molto più, intendo, di quanto emerga dalle pur abbondanti cronache di questi giorni.
Innanzitutto, stiamo parlando di un paese che pur essendo attentissimo all’edilizia antisismica (tanto da affrontare con relativa tranquillità scosse che porterebbero la distruzione in altre nazioni) di fronte al pericolo nucleare può solo sperare, pregare e tirare secchiate d’acqua sui reattori di Fukushima.
Sia chiaro: questa NON è una critica al Giappone. Al contrario, quello che ci insegna la vicenda è che l’energia nucleare non è controllabile, almeno col bagaglio di tecniche e conoscenze attualmente a disposizione. Un nucleare sicuro, allo stato, è impossibile.
Mi si potrebbe obbiettare che, analogamente, non è neppure possibile costruire un viadotto, un ponte, un condominio che siano “sicuri al cento per cento”. Possiamo ragionevolmente pensare di alzare gli standard qualitativi, di realizzare edifici o infrastrutture in grado di resistere a sollecitazioni X maggiori di Y, ma la natura non rispetta i nostri standard, per cui la sollecitazione “X+1” sarà sempre possibile, e potrà sempre distruggere la nostra opera e le nostre certezze.
Tutto vero. Ma la distruzione di un ponte (o di un viadotto, un edificio eccetera) è un evento che, per quanto tragico, si chiude in se stesso. Un incidente nucleare, al contrario, non si chiude in se stesso”, non è circoscritto nel tempo o nello spazio, non si limita alle conseguenze dirette delle radiazioni sugli esseri umani…
Per farla breve, a costo di essere brutale: il pianeta in Giappone ha scoreggiato, e a chi si è lamentato ha risposto “sono io il padrone di casa e faccio quello che mi pare”. Non è stato né educato né “democratico”, ma al contrario di noi NON è tenuto ad esserlo. Sarà meglio tenerlo presente per il futuro. Cominciando col 12 giugno…