giovedì 25 giugno 2009

Un’altra mia risposta su “Il segreto di Piazza Fontana”

Premetto che, al di là del titolo dell’articolo, questo non è il nuovo commento, che ho promesso, al libro di Paolo Cucchiarelli. Quel commento lo scriverò, tranquilli, datemene il tempo. Chi mi conosce sa che non pratico questa attività come professione principale: anzi, mi dedico alla scrittura nel tempo libero (le cose cambieranno in futuro? Lo spero, ma non ci conto molto). Inoltre, problemi personali si aggiungono in questo periodo a quelli consueti, per cui devo impiegare il mio tempo in altre faccende (come si può vedere anche dall’ora in cui scrivo) e nei prossimi giorni andrà pure peggio…
Intervengo, quindi, solo perché sul gruppo su Facebook dedicato a “Il Segreto di Piazza Fontana” ho visto emergere una questione nuova. Cucchiarelli segnala di aver chiesto a Liberazione lo spazio per una sua replica all’articolo firmato da me e Saverio Ferrari apparso sul quotidiano il 20 giugno, ed evidenzia con amarezza che lo spazio gli è stato negato.
Intervengo, dunque, esclusivamente su tale argomento con alcune puntualizzazioni.

- L’articolo in questione, come detto apparso il 20 giugno, è una versione ridotta di quello pubblicato per intero sul mio blog, sul sito di Saverio, su altri siti internet e pure sul già citato gruppo di Facebook.

- La decisione di pubblicare sul mio blog la replica di Paolo è mia, perché ritengo che chi fa questo lavoro (sia per professione, come Cucchiarelli, sia per sostanziale “hobbysmo”, come me) abbia il dovere di dare spazio alle critiche, anche severe; basta che si resti nel limite dell’educazione. Io ho giudicato (con Saverio) severamente il libro, ed era mio/nostro diritto. Cucchiarelli ha risposto in modo tagliente ma civile: era suo diritto e mio dovere dargli spazio (anche perché un blog personale ha obblighi di “netiquette” diversi da quelli di un sito o di un giornale). Da lì in poi lo scambio di opinioni è proseguito (e proseguirà) con – credo – utilità intellettuale per entrambi.

- Non sono stato minimanmente coinvolto nella scelta di Liberazione di non dare spazio alla replica di Cucchiarelli. Non sono giornalista, redattore e neppure collaboratore free lance del giornale. Ne sono un “lettore attivo”; sono un intellettuale (credetemi, uso questo termine assolutamente senza pomposità; se non erro è Antonio Tabucchi ad aver definito intellettuale “chiunque usi la propria intelligenza con metodo”) che a volte invia dei pezzi, a volte pubblicati a volte no (sta nel gioco). Dunque la decisione del giornale non mi vede coinvolto e non ne conosco le motivazioni che la sottendono (le apprendo solo da quanto scrive Cucchiarelli sul gruppo Facebook). Dico solo una cosa: sul mio piccolo spazio (questo blog) proseguirò nella mia linea di dare voce alle repliche di chi la pensa diversamente da me. Verrà magari un momento in cui ci si accorgerà che l’uno non convince l’altro, fermo restando il rispetto per l’altrui posizione e l’arricchimento vicendevole che – in ogni caso – ognuno avrà grazie al contributo opposto. In quel momento la discussione si fermerà da sé, ma con la consapevolezza che non è stata inutile.

- Paolo Cucchiarelli suggerisce che io non so che pesci pigliare e come comportarmi con gli elementi nuovi della sua inchiesta, relativamente al mio libro su Piazza Fontana. E dice di sperare che io sia tormentato da mille dubbi. Non la prendo come un’osservazione negativa, ma non è del tutto vero e devo puntualizzare alcune cose. Ho sempre ritenuto il dubbio il miglior amico di un pensatore. Non mi fanno paura i dubbi, ma bensì le certezze granitiche, l’assolutismo, la fede cieca in una convinzione. In una parola: l’ottusa chiusura “all’altro”.
In realtà, però, il mio libro su Piazza Fontana l’ho pensato fin dall’inizio come ad una cosa che fonde un livello evocativo con uno – più in filigrana – fattuale o documentale. Non è una controinchiesta, per intenderci. Peraltro, ho già spiegato di continuare a non condividere il succo de “Il segreto di Piazza Fontana”. Ne apprezzo lo sforzo di ricerca (qua e là ho trovato degli errori anche sul piano documentale, ma non importanti. Comunque, ne parleremo), continuo a non condividerne le conclusioni. Che trovo sbagliate (e qui rispondo ad un’altra velata obiezione di Cucchiarelli) NON perché “inopportune politicamente” (cosa di cui, in ipotesi, non m’importerebbe nulla) ma, semplicemente, perché… sbagliate… Ma questo è il piano fattuale su cui, come dicevo, tornerò un’altra volta, non appena il casino personale di questi giorni sarà passato (spero…). Tutta questa lunga digressione per dire “ben vengano i dubbi”, ma il libro di Cucchiarelli in realtà mi spingerà a rivedere e a supportare meglio l’apparato redazionale che farà da corollario al libro, non il libro in sé.

- un’altra curiosità apparsa nel succitato gruppo di Facebook è: sapere quanti e chi tra i giornalisti di Liberazione, negli anni '70 era nell'Autonomia, nella sinistra extra-parlamentare, in Potere Operaio, Lotta Continua eccetera. Non ne ho la più pallida idea e la cosa, in una scala da uno a dieci, mi interessa “meno 12”. Faccio però ad una riflessione: siccome spesso si parla di superare le vecchie ideologie, invito tutti a non pensare che se Tizio (vecchio appartenente al gruppo extraparlamentare di sinistra “Pincopallino”) scrive o pensa oggi certe cose (questo non vale solo per Piazza Fontana) lo faccia solo in nome della sua vecchia appartenenza ideologica che gli darebbe dei paraocchi. Anche nella cosiddetta sinistra radicale siamo un po’ più evoluti del cane di Pavlov… Io ad ogni buon conto, ho un pedigree tranquillo: negli anni 70 al massimo giocavo coi mattoncini Lego…

Francesco “baro” Barilli

Nessun commento:

Posta un commento