Per leggere la risposta di Paolo Cucchiarelli, vedi file allegato
Caro Cucchiarelli, caro Castronuovo,
solo alcuni appunti sparsi:
non c’è bisogno di minacce, più o meno velate, perché io pubblichi la
replica: personalmente trovo che pubblicare una risposta, anche critica
(io, per motivi di tempo, per ora sono riuscito solo a vederla di
fretta, ma mi sembra che quello sia il tono, e non immaginavo nulla di
diverso) sia solo questione di educazione. Chi mi conosce sa che non mi
manca.
Accolgo dunque la richiesta di Manlio Castronuovo e pubblico
la replica di Paolo Cucchiarelli. La pubblico come documento allegato (è
lungo e “formattato” in modo piuttosto chiaro: anche per i lettori di
questo blog sarà più facile leggerla).
A quel punto, mi auguro sia
fatto altrettanto per una mia (o nostra – con Saverio, intendo)
eventuale controreplica, a partire da questa.
Una cosa, però: a me
il dibattito va bene, ma Paolo mi sembra partire col piede sbagliato,
adombrando “ordini di scuderia”; e pure nella sua risposta, per quel che
ho potuto leggere, ci sono elementi sbagliati (non intendo a livello
concettuale – in questo momento non mi soffermo su quelli – ma a livello
di approccio). Parlo di accuse di furberie, di aver taciuto certe cose,
addirittura di plagio verso Giannuli o il Manifesto eccetera. Sia
chiaro: se un libro è lungo 700 pagine una recensione-commento non è che
debba essere lunga 200 solo per far piacere all’autore… Quindi, se su
certe cose io e Ferrari non ci siamo soffermati non è perché non le si
sia lette o perché le si ritenga “scomode”, come insinua Paolo. Vorrei
fosse chiaro: io, su Piazza Fontana non ho una verità precostituita.
Forse non l’ha nemmeno Cucchiarelli, però – questo è il mio parere su
cui tornerò alla fine di queste note – ne ha una di cui si è
“innamorato”. E gli innamorati, si sa, tendono a non vedere i difetti
dell’oggetto del proprio sentimento.
Se Cucchiarelli vuole
vedere ad ogni costo, nel commento scritto da me e Saverio, della
malafede, non posso farci nulla. Dal canto mio posso rassicurarlo con
una frase molto semplice: gli auguro che il suo libro sia letto e abbia
successo. Mi auguro pure che i suoi lettori, se vogliono conoscere la
storia di Piazza Fontana, non si fermino “solo” a questo lavoro (che
considero prezioso, pur non condividendone le conclusioni) ma decidano
di allargare le proprie conoscenze anche con altri lavori.
Faccio un’altra chiosa sugli “ordini di scuderia” e preciso: ho quasi 44
anni. Ne ho passati 37 senza essere iscritto a nessun partito; poi ne
ho passati 5 iscritto a Rifondazione (per motivi complessi con cui non
voglio annoiarvi: diciamo che era il tentativo di “fare qualcosa”
all’interno di una struttura organizzata). Quest’anno non ho rinnovato
la tessera e posso tranquillamente passare gli anni che mi restano da
non iscritto a nessun partito, ricollegandomi alla scelta dei primi 38
(oddio: i primi 18 forzatamente, i successivi 19 deliberatamente) e
vivendo felice. Faccio quel che faccio, scrivo quel che scrivo, penso
quel che penso, solo perché “lo sento”: per passione intellettuale e
morale. Tutto qui. Magari sbagliando, ma senza fini occulti.
L’accusa di plagio verso Giannuli o il Manifesto, poi, è quella che (per
mia inclinazione personale) mi ha maggiormente ferito. A tale accusa
non posso opporre altro se non una richiesta di credere alla mia buona
fede: l’articolo di Giannuli l’ho letto quando già io e Saverio avevamo
ormai completato il nostro lavoro, e non ci ha influenzato. Al limite,
sarebbe Cucchiarelli a doversi fare una domanda: “ma se Barilli,
Giannuli, il Manifesto e Ferrari arrivano a conclusioni analoghe, non
sarà che magari qualcosa nel mio lavoro non li ha convinti? Non sarà che
alcune ‘prove’, che io voglio vedere come tali, forse non sono così
solide, ma sono – almeno per loro – suggestioni? Non è che dovrei
ragionare sulle loro critiche, anche a costo di mettere in dubbio mie
convinzioni consolidate?”. Al contrario, sembra che Paolo preferisca
pensare anche a noi (io, Giannuli, il Manifesto e Ferrari, e anche Sofri
nella sua rubrica - http://www.ilfoglio.it/piccolaposta/216 – è stato
molto critico verso “Il segreto di Piazza Fontana”) come a marionette
teleguidate, o a persone accecate da paraocchi ideologici…
Facciamo
così, anche in questo caso, gioco a carte scoperte e dico: per me
Cucchiarelli ha scritto quel che ha scritto in perfetta sincerità. Io
non lo condivido, ma credo che alla base delle sue convinzioni – per me
erronee – ci sia solo, come ho accennato prima, una sorta di
“innamoramento” verso un’inchiesta che lo ha appassionato per dieci
anni; un innamoramento che ha consolidato in lui quelle opinioni. Dietro
“Il segreto di Piazza Fontana” non c’è nessuna “strana manovra”
dell’autore (ma, sottolineo, nel mefitico clima politico in cui viviamo
le manovre possono purtroppo innestarsi a posteriori, al di là della
volontà degli autori).
A me, basterebbe che Cucchiarelli formulasse
un uguale riconoscimento verso me e Saverio: nessun “ordine di
scuderia”, nessun plagio, nessuna malafede nell’articolo che abbiamo
scritto. Per me la “polemica Barilli-Cucchiarelli” si chiude qui. Io non
ho in mano la verità su Piazza Fontana, né mi sono affezionato per
“fedeltà alla linea” (quale, poi?!) ad una verità precostituita; spero
che anche Paolo si convinca di non esserne diventato l’unico
depositario.
Francesco “baro” Barilli
P.S.: solo una precisazione fattuale, cioè nel merito del libro e del nostro articolo. Cucchiarelli scrive “Mi
fa specie poi di Ferrari che sfruttando un mio suggerimento di qualche
anno fa si e’ chiesto su internet (controllate) “Quante erano le bombe
il 12 dicembre?” tranne ora contestare il tutto se la cosa non gli
conviene nel passaggio su Valpreda.”
Saverio non ha mai
rinnegato di aver scritto delle due bombe in più (se non erro, non solo
su internet, ma pure in un articolo su Liberazione), anzi!!! Del
particolare abbiamo discusso anche recentemente, prima ancora
dell’uscita del libro di Cucchiarelli. Alle due bombe in più, in altre
parole, crediamo anche noi; semplicemente la spiegazione che diamo è
diversa (e lo abbiamo scritto): “Ad esempio, tutta la vicenda delle
due bombe scomparse potrebbe avere ben altra spiegazione: il loro
ritrovamento potrebbe essere stato impedito per lo stesso motivo per cui
fu fatta brillare la bomba alla Commerciale Italiana, ossia per evitare
che si risalisse in breve tempo alla matrice fascista degli attentati”. Questo solo per chiarezza, non per riaprire la polemica.
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