venerdì 19 giugno 2009

La risposta di Paolo Cucchiarelli (autore de “Il segreto di Piazza Fontana”)

Per leggere la risposta di Paolo Cucchiarelli, vedi file allegato


Caro Cucchiarelli, caro Castronuovo,
solo alcuni appunti sparsi:
non c’è bisogno di minacce, più o meno velate, perché io pubblichi la replica: personalmente trovo che pubblicare una risposta, anche critica (io, per motivi di tempo, per ora sono riuscito solo a vederla di fretta, ma mi sembra che quello sia il tono, e non immaginavo nulla di diverso) sia solo questione di educazione. Chi mi conosce sa che non mi manca.
Accolgo dunque la richiesta di Manlio Castronuovo e pubblico la replica di Paolo Cucchiarelli. La pubblico come documento allegato (è lungo e “formattato” in modo piuttosto chiaro: anche per i lettori di questo blog sarà più facile leggerla).
A quel punto, mi auguro sia fatto altrettanto per una mia (o nostra – con Saverio, intendo) eventuale controreplica, a partire da questa.
Una cosa, però: a me il dibattito va bene, ma Paolo mi sembra partire col piede sbagliato, adombrando “ordini di scuderia”; e pure nella sua risposta, per quel che ho potuto leggere, ci sono elementi sbagliati (non intendo a livello concettuale – in questo momento non mi soffermo su quelli – ma a livello di approccio). Parlo di accuse di furberie, di aver taciuto certe cose, addirittura di plagio verso Giannuli o il Manifesto eccetera. Sia chiaro: se un libro è lungo 700 pagine una recensione-commento non è che debba essere lunga 200 solo per far piacere all’autore… Quindi, se su certe cose io e Ferrari non ci siamo soffermati non è perché non le si sia lette o perché le si ritenga “scomode”, come insinua Paolo. Vorrei fosse chiaro: io, su Piazza Fontana non ho una verità precostituita. Forse non l’ha nemmeno Cucchiarelli, però – questo è il mio parere su cui tornerò alla fine di queste note – ne ha una di cui si è “innamorato”. E gli innamorati, si sa, tendono a non vedere i difetti dell’oggetto del proprio sentimento.

Se Cucchiarelli vuole vedere ad ogni costo, nel commento scritto da me e Saverio, della malafede, non posso farci nulla. Dal canto mio posso rassicurarlo con una frase molto semplice: gli auguro che il suo libro sia letto e abbia successo. Mi auguro pure che i suoi lettori, se vogliono conoscere la storia di Piazza Fontana, non si fermino “solo” a questo lavoro (che considero prezioso, pur non condividendone le conclusioni) ma decidano di allargare le proprie conoscenze anche con altri lavori.

Faccio un’altra chiosa sugli “ordini di scuderia” e preciso: ho quasi 44 anni. Ne ho passati 37 senza essere iscritto a nessun partito; poi ne ho passati 5 iscritto a Rifondazione (per motivi complessi con cui non voglio annoiarvi: diciamo che era il tentativo di “fare qualcosa” all’interno di una struttura organizzata). Quest’anno non ho rinnovato la tessera e posso tranquillamente passare gli anni che mi restano da non iscritto a nessun partito, ricollegandomi alla scelta dei primi 38 (oddio: i primi 18 forzatamente, i successivi 19 deliberatamente) e vivendo felice. Faccio quel che faccio, scrivo quel che scrivo, penso quel che penso, solo perché “lo sento”: per passione intellettuale e morale. Tutto qui. Magari sbagliando, ma senza fini occulti.

L’accusa di plagio verso Giannuli o il Manifesto, poi, è quella che (per mia inclinazione personale) mi ha maggiormente ferito. A tale accusa non posso opporre altro se non una richiesta di credere alla mia buona fede: l’articolo di Giannuli l’ho letto quando già io e Saverio avevamo ormai completato il nostro lavoro, e non ci ha influenzato. Al limite, sarebbe Cucchiarelli a doversi fare una domanda: “ma se Barilli, Giannuli, il Manifesto e Ferrari arrivano a conclusioni analoghe, non sarà che magari qualcosa nel mio lavoro non li ha convinti? Non sarà che alcune ‘prove’, che io voglio vedere come tali, forse non sono così solide, ma sono – almeno per loro – suggestioni? Non è che dovrei ragionare sulle loro critiche, anche a costo di mettere in dubbio mie convinzioni consolidate?”. Al contrario, sembra che Paolo preferisca pensare anche a noi (io, Giannuli, il Manifesto e Ferrari, e anche Sofri nella sua rubrica - http://www.ilfoglio.it/piccolaposta/216 – è stato molto critico verso “Il segreto di Piazza Fontana”) come a marionette teleguidate, o a persone accecate da paraocchi ideologici…
Facciamo così, anche in questo caso, gioco a carte scoperte e dico: per me Cucchiarelli ha scritto quel che ha scritto in perfetta sincerità. Io non lo condivido, ma credo che alla base delle sue convinzioni – per me erronee – ci sia solo, come ho accennato prima, una sorta di “innamoramento” verso un’inchiesta che lo ha appassionato per dieci anni; un innamoramento che ha consolidato in lui quelle opinioni. Dietro “Il segreto di Piazza Fontana” non c’è nessuna “strana manovra” dell’autore (ma, sottolineo, nel mefitico clima politico in cui viviamo le manovre possono purtroppo innestarsi a posteriori, al di là della volontà degli autori).
A me, basterebbe che Cucchiarelli formulasse un uguale riconoscimento verso me e Saverio: nessun “ordine di scuderia”, nessun plagio, nessuna malafede nell’articolo che abbiamo scritto. Per me la “polemica Barilli-Cucchiarelli” si chiude qui. Io non ho in mano la verità su Piazza Fontana, né mi sono affezionato per “fedeltà alla linea” (quale, poi?!) ad una verità precostituita; spero che anche Paolo si convinca di non esserne diventato l’unico depositario.

Francesco “baro” Barilli

P.S.:  solo una precisazione fattuale, cioè nel merito del libro e del nostro articolo. Cucchiarelli scrive “Mi fa specie poi di Ferrari che sfruttando un mio suggerimento di qualche anno fa si e’ chiesto su internet (controllate) “Quante erano le bombe il 12 dicembre?” tranne ora contestare il tutto se la cosa non gli conviene nel passaggio su Valpreda.”
Saverio non ha mai rinnegato di aver scritto delle due bombe in più (se non erro, non solo su internet, ma pure in un articolo su Liberazione), anzi!!! Del particolare abbiamo discusso anche recentemente, prima ancora dell’uscita del libro di Cucchiarelli. Alle due bombe in più, in altre parole, crediamo anche noi; semplicemente la spiegazione che diamo è diversa (e lo abbiamo scritto): “Ad esempio, tutta la vicenda delle due bombe scomparse potrebbe avere ben altra spiegazione: il loro ritrovamento potrebbe essere stato impedito per lo stesso motivo per cui fu fatta brillare la bomba alla Commerciale Italiana, ossia per evitare che si risalisse in breve tempo alla matrice fascista degli attentati”. Questo solo per chiarezza, non per riaprire la polemica.

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