venerdì 10 ottobre 2008

Su “La piuma e la montagna” e “Cuori Rossi”

In questi giorni ho letto “Cuori Rossi” di Cristiano Armati (editore Newton Compton). Il libro è per molti versi simile a quello, in uscita quasi contemporanea, curato da me e Sergio Sinigaglia, La Piuma e la Montagna”.
La contemporaneità di uscita dei due volumi è totalmente casuale: io e Sergio non conosciamo Cristiano, non sapevamo che anche lui stava lavorando sullo stesso argomento (la storia e i sogni di chi ha pagato con la vita il suo impegno pubblico, in decenni di lotte, conflitti e grandi fermenti sociali). Tutto questo potrebbe far pensare a una “rivalità” fra i due lavori. Ebbene, almeno da parte mia, sottolineo subito di ritenere ottimo il lavoro di Armati, e di credere che i due libri si completino, trattando tematiche uguali secondo approcci diversi e quasi complementari.
“Cuori Rossi” è, come si intuisce già dal titolo, una risposta al “Cuori Neri” di Luca Telese, uscito se non erro tre anni fa. Un libro storico-documentale, una replica (doverosa, legittima, comprensibile e condivisibile) all’operazione editoriale del suddetto Telese.
“La Piuma e la Montagna”, come io e Sinigaglia spieghiamo nella nostra introduzione, prescinde invece da “Cuori Neri”. Intenzionalmente io e Sergio abbiamo scelto di trattare i casi specificati nel nostro libro facendo parlare chi aveva conosciuto direttamente le persone uccise di cui parliamo nel libro (da Pinelli a Fausto e Iaio). Abbiamo tentato di far raccontare chi fossero Pinelli, Serantini eccetera da chi li ha conosciuti e amati, valorizzando non solo il loro impegno politico e sociale, ma anche il profilo umano, la storia personale, i sentimenti. Per chi ha accettato di parlare si è trattato di un viaggio nel tempo su fatti estremamente dolorosi, che hanno irrimediabilmente cambiato la vita di chi racconta. Ma la scelta di rievocare momenti così drammatici è stata fatta volentieri, perché è stata colta la possibilità di valorizzare la memoria dei propri cari, dei compagni di allora.
Se Cuori Rossi è più cupo e “incazzato” (termini, sia chiaro, che utilizzo in senso tutt’altro che spregiativo), “La Piuma e la Montagna” si sforza di essere ”vitale”, seppure questo aggettivo possa apparire paradossale, visto che parliamo di giovani, giovanissimi in alcuni casi, uccisi. Dalla introduzione: “abbiamo cercato di proporre una visione diversa di quegli anni. Lo abbiamo fatto attraverso la testimonianza di chi ha vissuto una tragedia. Ma i racconti di questo libro descrivono un’Italia che, al di là degli eccessi ideologici, fu attraversata da una grande stagione di impegno civile, ancora prima che politico e sociale”.

Se qualcuno dunque, trovandosi interessato all’argomento, si chiedesse quale libro debba scegliere fra i due, personalmente non ho problemi a dire che, pur essendo co-autore di uno di questi, li consiglio entrambi. Se volete fare un piccolo sforzo economico, comprateli, non ve ne pentirete e sono sicuro che non li troverete dei doppioni l’uno dell’altro.

Francesco “baro” Barilli

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