lunedì 15 ottobre 2007

Da Predappio a Dachau e ritorno. Passando da Porta a Porta…

Ha destato scalpore un servizio di Paolo Tessadri, apparso sull’Espresso on line: alcuni neonazisti altoatesini si sono fatti un’allegra scampagnata nel campo di concentramento di Dachau. “Una gita che incenerisce i confini della decenza”, scrive il giornalista; e ancora: “sono l'avanguardia dell'orrore, quella capace di superare ogni limite”. Frasi che, ovviamente, condivido appieno, e in generale all’articolo si deve riconoscere il merito di inquadrare l’episodio in un contesto preciso: il giornalista non lo minimizza né lo tratta come evento sporadico, ma lo inserisce nel crescente ritorno di ideologie razziste e xenofobe che ormai non si può liquidare come semplice “rigurgito”. Se però l’articolo è preciso e giustamente indignato nel parlare di avanguardie, forse c’è da aggiungere qualcosa su ciò che sta alle spalle dell’allegra scampagnata neonazista, con tanto di foto ricordo.
Date un’occhiata a questo sito: www.mussolini.net/, che si presenta come “Predappio tricolore souvenir”. Il catalogo è ricco; correte, perché ci sono anche gli aggiornamenti: nuove maglie (novità, bimbo e donna), berretti, busti, tagliacarte e orologi. Non so se ci siano offertissime 3 x 2, o se possiate avere gratis una daga assieme a tre accendini o viceversa (potete scegliere tra i modelli con croce celtica, con svastica, con Hitler: vasta gamma a disposizione).
Ma, per dirla tutta, a me preoccupa meno Predappio o l’allegra scampagnata dei naziskin che non chi, da quel pulpito culturale che è Porta a Porta, rivisitò la storia politica e familiare di Mussolini con intenti di riabilitazione. Certo, la televisione può essere un frullatore che riduce tutto a una poltiglia disgustosa, ma a noi tocca inghiottirla…
Chiarisco subito: non sto paragonando secondo criteri di priorità o di indignazione quella riabilitazione un po’ cialtrona con il merchandaising di Predappio, o con la gita a Dachau (che restano più gravi), ma sto evidenziando i nessi causali, cercando di spiegare dove sta la causa e dove sta l’effetto. Perchè viviamo in tempi in cui certi commentatori amano rivisitare la storia del ventennio, sostenendo che il fascismo non fu solo una dittatura spietata, o che le sue colpe sono tutte da circoscrivere alla sua ultima fase (sommariamente dalle leggi razziali in poi).
Non ci sorprendano dunque i giovani in gita a Dachau, con saluto Hitleriano o con un accendino sotto la lapide che ricorda una sinagoga bruciata nella “notte dei cristalli”: sono solo i frutti malati di una semina amara. E non ci dovrà sorprendere se, fra qualche tempo, tornerà il ritornello secondo cui “con Mussolini almeno i treni arrivavano in orario”. Quel che manca in questo Paese è la memoria: forse i treni arrivavano in orario, ma certi partivano per Birkernau…

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